mercoledì 19 aprile, ore 20.30
Basilica di San Vittore
Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Milano
Pietro Mianiti direttore
I 130 anni della Sesta sinfonia di Čajkovskij
ČAJKOVSKIJ Sinfonia n. 6 in si minore, op. 74 “Patetica”
Che nella meravigliosa musica di Čajkovskij ci sia un’inconfondibile poetica della melodia, è cosa nota. I suoi temi sono unici e indimenticabili e le sue sinfonie liberano a tratti delle vere e proprie ondate oceaniche di suoni e armonie. Accanto a questa poetica, però, vi troviamo anche quella altrettanto suggestiva del silenzio: lunghe pause più o meno improvvise, gravide di attesa e intrise di drammi segreti. E poi, quella sensazione di continua assenza, lontananza, nostalgia per qualcosa che poteva essere ma non è.
La Sesta e ultima sinfonia di Čajkovskij accoglie ed enfatizza tutto questo portando con sé il mito di essere l'ultima sinfonia e l'ultima pagina scritta dal grande compositore russo poco prima della morte, avvenuta per altro in circostanze mai del tutto chiarite.
E se pensate che tutto questo sia troppo per dei giovani musicisti, vi sbagliate di grosso. Il mondo di Čajkovskij, con i suoi slanci di entusiasmo e le sue improvvise cadute negli abissi, è quanto di più vicino si possa immaginare al mondo giovanile. Se poi a guidarli c’è la mano ferma e sensibilissima di Pietro Mianiti, il risultato finale non può che essere una certezza.
La Sesta e ultima sinfonia di Čajkovskij accoglie ed enfatizza tutto questo portando con sé il mito di essere l'ultima sinfonia e l'ultima pagina scritta dal grande compositore russo poco prima della morte, avvenuta per altro in circostanze mai del tutto chiarite.
E se pensate che tutto questo sia troppo per dei giovani musicisti, vi sbagliate di grosso. Il mondo di Čajkovskij, con i suoi slanci di entusiasmo e le sue improvvise cadute negli abissi, è quanto di più vicino si possa immaginare al mondo giovanile. Se poi a guidarli c’è la mano ferma e sensibilissima di Pietro Mianiti, il risultato finale non può che essere una certezza.
In ricordo di Aldo Bono e Giovanni Sante Bombèn